Il male in medicina

Il male in medicina di Federico E. Perozziello editore San Paolo (25,00 Euro, 362 pag). Il libro tratta non del male inteso come malattia ma di come alcuni medici siano venuti meno al Giuramento di Ippocrate compiendo atrocità inimmaginabili nei confronti del genere umano.

E’ complicato parlare di questo libro per la difficoltà di individuare argomenti specifici che prevalgano sugli altri.

Il testo racconta le malvagità compiute in nome dell”eugenetica” da medici, se così li si può definire, nazisti nel corso della Seconda Guerra Mondiale.

Durante la lettura, però, due testimonianze attirano l’attenzione. La prima è ciò che accade nella notte tra il 20 e il 21 Aprile del 1945 in un edificio alla periferia di Amburgo, dove venti bambini ebrei, dieci femmine e dieci maschi, furono impiccati dopo essere stati storditi con la morfina.

Prima di ciò, per mesi, erano stati sottoposti ad esperimenti per la creazione di un “vaccino” contro la Tubercolosi.

La seconda è una lettera di un padre di Lipsia che scrisse ad Adolf Hitler nel 1939 nella quale si chiedeva di porre fine alla vita del figlio affetto da malformazioni fisiche e deficit psichico.

Hitler fu colpito da quanto scritto nella missiva e forse in quel momento prese vigore nella sua mente la “follia” del piano per la purificazione della società tedesca.

Per vedere tracciato un confine tra la sperimentazione lecita e quella illegale si dovrà arrivare al “Codice di Norimberga” nel 1947 basato nella sua forma iniziale sul Giuramento di Ippocrate composto da dieci capoversi.

Per la prima volta nella storia della Medicina fu stabilita una norma dove il soggetto che volontariamente dava il proprio consenso per partecipare ad una sperimentazione doveva essere informato sulla sua durata, sui limiti della terapia, sulle eventuali complicazioni.

A questa seguì la “Dichiarazione di Helsinki” del 1964 che ribadiva la necessità al consenso informato.

Le sperimentazioni mediche hanno insito il pericolo di deviare dall’etica e, come si afferma nel libro, occorre ricordare sempre che la Medicina nasce come intermediario tra la malattia e la morte quindi il Medico presta la propria opera secondo criteri etico-morali incarnando la speranza di guarigione del malato e la concretezza del dolore della morte che riguarda ogni essere umano.

Nella cosiddetta “medicina nazista” i medici vennero meno ad ogni dovere morale, di cura e di aiuto favorendo il compiersi di azioni malvage su esseri umani che avrebbero dovuto aiutare e proteggere.

Questi comportamenti furono resi possibili da uno Stato che si era fatto garante degli atti criminosi arrivando a giustificarli se non a farne esplicita richiesta.

La vicenda di questi uomini e medici che scelsero il “Male” venendo meno al Giuramento di Ippocrate deve essere ricordata per vigilare sulla natura dell’uomo e sulla tentazione di cedere al crimine come scelta consapevole o di obbedienza ad una autorità distorta.

Mi ricordo una frase sentita in un film “Non ho paura degli uomini, ma temo il Diavolo che è in loro”. Tutti soprattutto i medici dovrebbero sempre ricordare queste parole e quelle scritte nel Giuramento di Ippocrate.

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